Lavoro: scende il tasso di inattività, ma gli standard europei sono ancora lontani

Tasso di disoccupazione stabile all’11% e 104mila inattivi in meno, con un tasso di inattività sceso al minimo storico delle rilevazioni. A rivelarlo è l’Istat, che nel mese di marzo, in Italia, ha conteggiato 19mila disoccupati in più rispetto al mese di febbraio.

La fotografia del mondo del lavoro scattata dall’Istat evidenzia che in marzo prosegue la crescita degli occupati, che sono 62mila in più rispetto a febbraio, portando il tasso di occupazione al 58,3%, in linea con il mese di novembre del 2008. Dall’analisi dell’Istituto emerge che la per la prima volta la spinta arriva dagli indipendenti (+56mila), e, sebbene in misura più contenuta, dai lavoratori a termine (+8mila). Calano invece i lavoratori permanenti (-2mila).

La crescita, rileva l’Istat interessa gli uomini (mentre per le donne si registra un calo) e riguarda tutte le fasce d’età ad eccezione di quella compresa tra i 35 e i 49anni. Fascia, quest’ultima, che accusa maggiormente le crisi industriali. Cresce in particolare la fascia 25-34anni (+59mila) e, grazie anche all’innalzamento dell’età pensionabile, quella degli over 50 (+53mila).

In base ai dati Istat risulta che gli incentivi ai contratti stabili hanno avuto un impatto limitato, ma sarà necessario attendere la rilevazione di giugno per avere uno spaccato regionale e vedere l’impatto del beneficio bonus Sud sul Mezzogiorno.

“Nel confronto tendenziale con marzo 2017 – rileva in proposito il Sole 24 Ore analizzando i dati Istat –, emerge un aumento di 190mila occupati che interessa solo i lavoratori a termine (+323mila), mentre calano i permanenti (-51mila) e gli indipendenti (-81mila), diminuiscono i disoccupati (-118mila), e gli inattivi (-150mila). Tra le fasce d’età gli occupati aumentano soprattutto tra gli over 50 (+391mila), tra 15-34 anni (+46mila), mentre crolla la fascia 35-49 anni (-246mila)2.

Pur restando ad alti livelli (31,7% come nel 2011), La disoccupazione giovanile è in calo e la flessione è dello 0,9% nel confronto congiunturale e del 4,4% rispetto a marzo 2017, quando si attestava al 36%. Il raffronto con l’Europa è però impietoso: dai dati Eurostat emerge che il tasso di disoccupazione giovanile italiano è il doppio di quello che si registra tra la media dei 28 paesi Ue (15,6%), e ben oltre quello dell’area euro (17,3%). Peggio dell’Italia fa solo la Grecia (42,3% ma il dato è fermo a gennaio) e la Spagna (35%). Tutti molto distanti dalla della Germania (6,1%).

Sempre a confronto con l’Europa, anche per quanto riguarda la disoccupazione in generale l’Italia dà da riflettere: con il tasso dell’11% occupiamo la terzultima posizione (seguiti da Spagna e Grecia), rispetto ad una media della Ue attestata al 7,1% che nell’area euro raggiunge l’8,5%.