Da luglio la retribuzione non si potrà più pagare in contanti: attenzione alle sanzioni

Si avvicina la scadenza del 1° luglio, data a partire dalla quale non sarà più possibile pagare dipendenti o collaboratori tramite denaro contante. La “novità” è prevista dalla Legge di Bilancio 2018 (articoli 911 e ss. della legge n. 205 del 27 dicembre 2017). In sintesi, dal primo di luglio 2018 i datori di lavoro e i committenti non potranno più corrispondere ai lavoratori o ai collaboratori la retribuzione (o il compenso) in contanti. Il divieto riguarda anche qualsiasi anticipo di retribuzione ed è indipendente dalla tipologia del rapporto di lavoro instaurato.

E’ evidente la fa finalità del provvedimento, che ha a che vedere con la trasparenza nella corresponsione degli emolumenti ai dipendenti e con il contrasto al fenomeno dell’economia sommersa, contrasto che avverrà attraverso modalità di pagamento facilmente tracciabili.

Lo stop ai pagamenti in contanti riguarda qualsiasi rapporto di natura lavorativa, indipendentemente dalle modalità di svolgimento della prestazione, sia essa autonoma o subordinata. La disposizione si applica anche ai rapporti di lavoro instaurati, in qualsiasi forma, dalle cooperative con i propri soci.

Le uniche esclusioni previste dalla normativa riguardano i rapporti di lavoro instaurati con le Pubbliche Amministrazioni e i rapporti di lavoro domestico (di cui alla legge 2 aprile 1958, n. 339 e a quelli comunque rientranti nell’ambito di applicazione dei CCNL per gli addetti a servizi familiari e domestici, stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale). In questi casi sarà ancora ammesso il pagamento della retribuzione in contanti.

 

 COME PAGARE LE RETRIBUZIONI – In tutti gli altri casi, a partire dal 1° luglio le retribuzioni o i compensi potranno essere erogati tramite bonifico (bancario o postale) sul conto – identificato dal codice IBAN – indicato dal lavoratore, oppure tramite strumenti di pagamento elettronico o con pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale dove il datore di lavoro abbia aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento. Il pagamento, infine, potrà essere effettuato tramite emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di suo comprovato impedimento, a un suo delegato.

Attenzione alle sanzioni, perché in caso di violazione della disposizione è prevista una una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro.