L’addio al lavoro accessorio, una questione politica

Piccola premessa per capire di cosa andiamo a parlare: in Italia, nel 2016, le ore lavorate e retribuite con voucher (lavoro accessorio) non hanno raggiunto l’uno per cento rispetto al totale delle ore lavorate e retribuite “tradizionalmente”. Come dire: una goccia nel mare. Eccessivo? Va bene: una goccia in un lago.

Eppure, attorno a quella goccia si è incardinato in questi mesi un confronto tutt’altro che blando, culminato nell’indizione di un referendum con relativo corollario: sindacati in fibrillazione, casus belli politico. E ancora: timori dell’esecutivo (tutta musica per le orecchie dei 5 Stelle, che ora puntano il dito sul “governo allo sbando terrorizzato dal voto”), consueto ribollire tutto interno alla sinistra, poi lo sgomento di Confindustria e quello di Confcommercio (che parla di “epilogo paradossale”). Per non dire delle perplessità del Quirinale.

Sicché, il governo alla fine ha calato la mannaia sciogliendo il nodo alla maniera gordiana: recidendolo di netto. A dire, stop ai dibattiti sui voucher e sul loro ipotetico futuro in ambito di lavoro domestico. Meglio abolirli tout court. E tanti saluti al lavoro accessorio. E pure al referendum, che a questo punto avrebbe la stessa utilità di un franchising di granite siciliane al Polo Nord.
Perché è chiaro che in definitiva la questione – ancora una volta – era solo politica e l’annuncio dato da Gentiloni dopo la riunione del Consiglio dei Ministri di oggi (17 marzo) non ha fatto altro che confermarlo. “L’Italia – ha detto il premier – non ha certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi”.

Dunque, addio ai voucher. Non tema, però, chi ha già speso soldi confidando nel lavoro accessorio: un emendamento al decreto di abrogazione prevede un periodo transitorio, fino al 31 dicembre 2017, in cui si potrà continuare ad utilizzare i buoni lavoro già acquistati.

Certo, adesso, per determinate tipologie lavorative (lavoro domestico, lavoro nei pubblici esercizi, piccoli lavori di giardinaggio, ad esempio), sarà necessario puntare su altri strumenti. E non sono pochi quelli che scommettono su un rilancio del lavoro intermittente. Politica permettendo, beninteso.