Malattie professionali e copertura Inail: quale nesso?

Non solo lo “screening” sugli infortuni sul lavoro. L’Inail, nell’ambito di una sua recente relazione, ha reso noti anche i dati sulle malattie professionali rilevate in Italia nel 2016. Su 60.260 domande ricevute, l’istituto ha riconosciuto 19.816 malattie professionali.

Anche in questo caso, al di là dell’importante e delicato dato sociale, la domanda è: in quali casi l’Inail non è tenuto ad erogare le sue prestazioni? In altre parole, a cosa è dovuto il mancato riconoscimento della malattia professionale da parte dell’istituto?

In primo luogo è bene ricordare il presupposto per il riconoscimento della malattia professionale. Questo è da identificare nella lenta degenerazione della condizione fisica del lavoratore causata dal lavoro svolto. E’ dunque necessaria una diretta correlazione tra la mansione svolta e la patologia denunciata. Una correlazione che esponga, anche indirettamente, il lavoratore ad agenti chimici o fisici.

Nelle patologie non oncologiche, è poi necessario che la malattia si manifesti durante il periodo di occupazione, o comunque entro un determinato periodo dalla cessazione del lavoro dannoso (il cosiddetto periodo di indennizzabilità).

Appurata l’effettiva esistenza della patologia, la procedura adottata dall’Inail non prevede che il lavoratore debba produrre prove quando si ha a che fare con malattie professionali tabellate, ossia comprese nell’apposito elenco (o “tabella”).

Quando invece il lavoratore presenta una denuncia per una malattia non tabellata, dovrà sostenere l’onere della prova. Allo stesso modo, l’onere della prova grava sul lavoratore nel caso di malattia tabellata con denuncia presentata oltre il periodo di indennizzabilità. In questi casi il lavoratore deve dimostrare che la malattia è diretta conseguenza della lavorazione da lui svolta.

E’ questa la ragione per la quale, a fronte di un elevato numero di denunce, il numero delle malattie riconosciute dall’Inail è sensibilmente inferiore.

A corollario, va inoltre considerato il rispetto degli obblighi delle visite periodiche, così come l’adozione delle misure di prevenzione e protezione e gli obblighi relativi a campionamenti e misurazioni (a titolo di esempio) della qualità dell’aria, delle vibrazioni, del rumore.