Covid-19, come gestire le varie casistiche sui luoghi di lavoro: l’analisi dei Consulenti

Cosa fare in caso di contatto da parte di un dipendente con una persona affetta da Covid-19? Cosa fare se sul posto di lavoro un dipendente presenta febbre o sintomi compatibili con il Covid-19? A queste, così come a molte altre domande analoghe, cerca di dare risposte univoche la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nell’Approfondimento pubblicato il 16 novembre sul suo sito.

Le casistiche sul luogo di lavoro, che riguardino o meno il personale, possono in effetti essere molteplici e non sempre il datore di lavoro è in grado di fornire una adeguata risposta alla problematica. Anche per questo, a supporto degli imprenditori, la Fondazione ha elaborato l’approfondimento dedicato alla “Gestione delle assenze del lavoratore per Covid-19”.

Nelle premesse del documento la Fondazione ricorda anzitutto che in questo ambito “riveste un ruolo importante il medico competente, che ha il compito di collaborare con datore di lavoro e RLS (Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza) / RLST (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale), segnalando all’azienda situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse dei dipendenti, nel rispetto della privacy degli stessi”.

“L’azienda – prosegue la Fondazione –, peraltro, attraverso le modalità più opportune, deve informare tutti i lavoratori in merito alle disposizioni delle Autorità sanitarie, consegnando e/o affiggendo un’informativa all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali aziendali”.
I lavoratori, dal canto loro, hanno invece “l’onere di rispettare tutte le disposizioni e le misure delle Autorità sanitarie e del datore di lavoro, adottate allo scopo di garantire la salute degli stessi e prevenire ogni possibile forma di diffusione di contagio”.

Esaurite le premesse la Fondazione Studi entra nel dettaglio individuando tre macro-casistiche: lavoratore con febbre o sintomi, lavoratore entrato in contatto con persone positive al virus, lavoratore entrato in contatto con un caso sospetto.

 

LAVORATORE CON FEBBRE O SINTOMI – Riguardo alla prima evenienza, i Consulenti osservano che “In caso di lavoratori con febbre oltre 37.5° o di altri sintomi influenzali, scaturisce l’obbligo per questi di rimanere al proprio domicilio e di chiamare il medico di famiglia. Si evidenzia la possibilità che il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro, potrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Se tale misurazione darà esito superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro”.

Se, invece, una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria come la tosse, avverte la Fondazione, la persona “ha l’onere di dichiarare immediatamente il proprio stato di salute al datore di lavoro, al suo responsabile ovvero all’ufficio del personale. In entrambe le situazioni scaturisce la necessità di procedere all’isolamento del lavoratore in un luogo lontano dai colleghi. Nei casi in cui non si disponesse di locali da adibire specificamente all’isolamento, è possibile utilizzare aree delimitate, chiuse da porte e dotate di aerazione naturale dove il lavoratore possa rimanere il tempo strettamente necessario ad organizzare il trasporto in sicurezza al domicilio, secondo la procedura che preventivamente è stata predisposta”.

 

LAVORATORE ENTRATO IN CONTATTO CON PERSONA POSITIVA AL VIRUS – Con riguardo alla seconda casistica (lavoratore entrato in contatto con persone positive al virus), i Consulenti precisano che “Nei casi in cui un dipendente fosse consapevole di essere entrato in contatto con persone risultate positive al virus, a seguito di test specifico, ha l’onere di segnalarlo all’azienda. In tali casi, i lavoratori non dovranno prestare la loro attività ovvero, se presenti in azienda, dovranno essere allontanati dal luogo di lavoro, così da potersi mettere in contatto con il loro medico di famiglia che adotterà, se necessario, rispettivamente i provvedimenti di isolamento o di quarantena”.

 

LAVORATORE ENTRATO IN CONTATTO CON UN CASO SOSPETTO – Infine, “Per quanto concerne i contatti stretti di caso sospetto – si legge nell’approfondimento –, la cui positività non è stata confermata da test specifico, da un punto di vista operativo, non è previsto alcun intervento. Il lavoratore potrà svolgere normalmente la propria attività con tutte le accortezze necessarie a salvaguardare la propria salute e quella dei suoi colleghi”.

L’approfondimento della Fondazione si chiude con alcune utili sintesi schematiche che riassumono le possibili casistiche analizzate e i comportamenti da osservare, sia da parte del personale dipendente, che da parte del datore di lavoro.